COME FUNZIONA L’EMDR

La psicoterapia come stimolazione dei processi psicologici autoriparativi

L’EMDR attraverso i movimenti oculari risulta avere un effetto diretto sul funzionamento del cervello stimolando il sistema innato di elaborazione dell’informazione, ovvero il sistema innato ed ecologico di auto guarigione del cervello. La cornice di riferimento dell’EMDR è il modello di elaborazione adattiva dell’informazione (AIP). Negli esseri umani esiste una innata capacità di guarire dalle ferite emotive esattamente come quelle fisiche. Sembra esserci un equilibrio neurologico che permette all’elaborazione dell’informazione di andare verso una risoluzione adattiva. Vi sono tuttavia esperienze così traumatiche, comprese le esperienze disfunzionali dei primi anni di vita, che possono squilibrare questo sistema e l’informazione acquisita al momento dell’impatto, incluse le immagini, i suoni, le emozioni e le sensazioni fisiche rimangono bloccate in una stasi neurologica nel suo stato disturbante. Rimosse, negate o dissociate, le ferite emotive si “incistano” in una parte della personalità e possono sviluppare quadri clinici di diversa natura.
Molti anni fa Janet ipotizzava che la natura dell’evento traumatico fosse tale da impedire la sua collocazione entro gli schemi abituali di organizzazione dell’esperienza, ritenendo che l’intensità della reazione emozionale interferisse con la capacità di rappresentare gli avvenimenti nel registro simbolico. Continua →

Già Freud (1984, trad. it.), trovò che dietro i sintomi delle sue pazienti c’era qualche emozione dolorosa legata ad un ricordo che era rimasta in uno stato di “strangolamento”, e che la terapia era senza successo fino a che non si raggiungeva il momento originario insieme alla emozione associata a quel momento.

I movimenti oculari usati nell’EMDR innescano un meccanismo neurofisiologico che attiva il sistema di elaborazione dell’informazione e lo riequilibra.

La ricerca ha dimostrato come alcuni tipi di stimolazione prodotti dal terapeuta attivino il processo della elaborazione accelerata delle informazioni. In particolare, i movimenti oculari orizzontali generati seguendo il movimento delle dita del terapeuta, sono stati il primo tipo di stimolazione individuata, casualmente, è per questo motivo che l’EMDR deve il suo nome ai movimenti oculari.

Gli studi su come i movimenti oculari o altri stimoli bilaterali attivino i processi di elaborazione sono tuttora in corso, anche se al riguardo esistono già numerose ipotesi di ricerca.

Il lavoro con l’ EMDR si focalizza, sia su aspetti delle memorie esplicite, che su aspetti delle memorie implicite delle esperienze di vita, sui ricordi di eventi traumatici, e individuando i punti su cui lavorare, avvia la stimolazione bilaterale alternata al fine di attivare il naturale processo di elaborazione adattiva delle informazioni del cervello.

Alla base dell’EMDR, come esplicitato, c’è il paradigma dell’Elaborazione Adattiva dell’Informazione, AIP. →

Questo presupposto quindi, è ciò che differenzia l’EMDR dalle altre forme di psicoterapia.

Il modello è stato formulato per descrivere i fenomeni clinici osservati nell’applicazione dell’EMDR e successivamente utilizzato per predire gli effetti del trattamento e guidare la pratica clinica.

Questi principi, insieme al protocollo, e alle procedure, sono utilizzati da F. Shapiro per argomentare un ampio ventaglio di applicazioni cliniche che vanno dalle condizioni acute a quelle croniche o complesse.

Lo scopo di queste strategie è molteplice: rendere i ricordi emotivamente meno disturbanti e quindi rielaborabili; introdurre informazioni mancanti che producano una differente comprensione degli eventi sui quali si lavora; aiutare la persona a fruire di risorse delle quali dispone ma che risultano di accesso difficoltoso o al momento impossibile; accelerare il processo terapeutico; agevolare cambiamenti terapeutici che stentano a generalizzarsi.

Per la pianificazione degli obiettivi terapeutici l’EMDR utilizza i contributi di tutti i principali orientamenti di psicoterapia.