Il ruolo degli eventi psicosociali stressanti (“lista dei life events“) →, come ormai vengono comunemente chiamati anche in italiano nello scatenamento della patologia psichica è generalmente ammesso dalla maggior parte dei clinici anche se, com’è facile intuire, è arduo stabilire quali, tra gli infiniti eventi, possono assumere il ruolo di “stressor” ed il loro significato specifico per ciascun individuo.
D’altra parte sarebbe difficile immaginare che l’uomo, vivendo in un contesto sociale con il quale interagisce e con il quale stabilisce legami affettivi, possa passare indenne attraverso a tutte le modificazioni, a tutti i cambiamenti – traumatici e non – ai quali l’ambiente sociale va incontro.
Ed infatti è convinzione comune ed antica che gli stress psicosociali possano essere causa di disagio o patologia mentale →.
È evidente che la vulnerabilità ai life events è estremamente variabile, per cui è molto più ragionevole pensare che le circostanze che intervengono nella vita individuale possono avere un significato di causalità nel determinismo di un disturbo psichico solo se agiscono su di una determinata organizzazione personologica.
È ragionevole pensare, infatti, che esperienze traumatizzanti che hanno agito nell’infanzia di un individuo, possano generare in lui una particolare vulnerabilità nei confronti di peculiari situazioni il cui verificarsi, poi, nell’età adulta può portare alla rottura del suo equilibrio psichico, ma che le stesse situazioni, per quanto traumatizzanti, non provochino problemi psichiatrici in chi tale vulnerabilità non l’ha sviluppata.
Parimenti è degno di nota lo studio del rapporto tra stress, funzioni vitali e sistema immunitario ovvero lo sviluppo di varie patologie a carico di diversi sistemi e organi, e di patologie tumorali, che si rimanda alla vasta letteratura pubblicata.
IL TRAUMA PSICOLOGICO
La maggior parte degli studi e delle ricerche in campo medico, psicologico e psicoterapeutico nel corso degli ultimi decenni si è focalizzata sul concetto di stress ma soprattutto sullo stress traumatico che sembra essere una condizione molto resistente rispetto alla sua risoluzione.
Il trauma psicologico è una reazione psichica da intendersi come ferita causata da esperienze che generano un forte impatto emotivo e ciò comporta l’esperienza soggettiva di un senso di impotenza e vulnerabilità di fronte ad una minaccia, soggettiva o oggettiva, che può riguardare l’integrità fisica della persona, o più in generale il suo senso di sicurezza psicologica.
Si tratta di un’esperienza in cui l’individuo ha vissuto in prima persona un grande pericolo per se stesso, oppure ha assistito o si è confrontato con un evento in cui qualcun altro ha subito questo tipo di esperienza.
L’attenzione scientifica nei confronti del trauma affonda le sue radici alla nascita della psicoterapia e può essere considerata la struttura portante stessa della prima psicoanalisi.
Freud (1895) scriveva che ʺqualsiasi esperienza che susciti una situazione penosa,quale la paura, lʹansia, la vergogna o il dolore fisico ‐ può agire da traumaʺ, e definì i traumi: ʺeventi in grado di provocare una eccitazione psichica tale da superare la capacità del soggetto di sostenerla o elaborarlaʺ. Il trauma, dunque, è “un’esperienza che nei limiti di un breve lasso di tempo apporta alla vita psichica un incremento di stimoli talmente forte che la sua liquidazione o elaborazione nel modo usuale non riesce, donde è giocoforza che ne discendano disturbi permanenti nell’economia energetica della psiche”.
Gli eventi critici possono essere di vario tipo:
- disastri naturali
- incidenti stradali e sul lavoro
- violenze e aggressioni
- violenze domestiche
- stupri
- rapine
- omicidi o suicidi di persone care.
- la perdita di una persona cara
- una malattia che mette in pericolo di vita
- le separazioni e gli abbandoni.
Sono altresì considerati traumi relazionali dello sviluppo quelle esperienze avvenute nelle prime fasi dello sviluppo emotivo che si caratterizzano per carenza di sintonizzazione affettiva, maltrattamento, trascuratezza psicologica, abuso sessuale, e che si sono stabilmente ripetuti nel tempo, compresa l’adolescenza.
Come è noto, nei primi anni di vita le interazioni con gli altri formano importanti connessioni nel nostro cervello che progressivamente influenzano il nostro interno senso del Sé e la nostra capacità di avere rapporti sani nel corso della vita.
La risposta presentata dalla persona in seguito all’esposizione ad un evento traumatico è il risultato di una complessa interazione di molte variabili, sintetizzabili nel modo seguente:
- 1. tipo di evento stressante
- 2. variabili della vittima
- 3. risposta soggettiva all’evento stressante
- 4. supporto e risorse sociali
1. Tipo evento stressante
Ovviamente, a parità di condizioni, a maggiore intensità di un evento traumatico corrisponde una maggiore probabilità di avere disturbi a lungo termine, e ad una maggiore intensità dell’evento corrisponde una maggiore intensità dei disturbi successivi.Un tale tipo di valutazione, però, può essere effettuata solo nel caso di eventi discreti, facilmente identificabili, connotati da un aspetto traumatico facilmente visibile, come un terremoto, un infarto, un stupro.Anche se tali eventi di gravità “oggettiva” devono essere comunque interpretati e valutati dalla persona.
2. Variabili della vittima
Si tratta della variabile più interessante e problematica per quanto riguarda l’effetto dell’esposizione ad un trauma.Sono state compiute diverse osservazioni e studi sulle variabili soggettive che contribuirebbero a generare la risposta di una persona nei confronti di un vento traumatico.Alcune delle variabili che sembrano influire negativamente nella risposta ad un evento traumatico sono le seguenti:
- bassa autostima e percezione di ridotta controllabilità degli eventi;
- preesistenti disturbi psicopatologici;
- elevata reattività psicosomatica;
- comportamenti antisociali prima dei 15 anni;
- caratteristiche di personalità per cui si tende ad affrontare un problema emotivo con strategie di ipercontrollo ed di evitamento;
- sesso femminile;
- pochi anni d’età;
- basso livello socioeconomico;
- disfunzioni relazionali familiari;
- precedente esposizione a traumi, specialmente se non superati adeguatamente;
- variabili genetiche;
- sviluppo inadeguato nella relazione d’attaccamento;
3. Risposta soggettiva all’evento stressante
Molte ricerche sembrano dimostrare l’esistenza di una correlazione fra la reazione iniziale all’evento traumatico e le condizioni di salute della vittima nei mesi successivi.
Tale variabile dipende probabilmente dai punti 1, 2 e 4.
4. Supporto e risorse sociali
Ci sono molti elementi che portano a ritenere che un trauma abbia più possibilità di essere affrontato adeguatamente e gradualmente superato se la vittima del trauma può beneficiare di relazioni sociali che le consentano di ottenere supporto emotivo. Tale variabile deve essere innanzitutto intesa come preesistente capacità della vittima di instaurare relazioni interpersonali solide e soddisfacenti.
Sembra allora che persone con inefficaci abilità interpersonali, come in alcuni Disturbi di Personalità, ci sia una maggiore probabilità di avere effetti negativi duraturi in seguito all’esperienza di un evento traumatico.